Giovanni Adami è tra i vincitori del nuovo bando del Fondo italiano per la scienza con il progetto “Decifrare la complessa interazione tra glucocorticoidi, infiammazione e salute dell’osso nelle malattie muscoloscheletriche infiammatorie”. Lo studio, finanziato con 1.321.689,16 euro per 36 mesi, sarà condotto al dipartimento di Medicina dell’Università di Verona.
Dottor Adami, qual è l’obiettivo principale della sua ricerca?
Il nostro obiettivo è valutare, con tecniche scientifiche molto avanzate, l’effetto del cortisone sulla salute dello scheletro nei pazienti affetti da artrite reumatoide. Il cortisone è un farmaco cardine nelle malattie reumatologiche, ma il suo impatto sullo scheletro, soprattutto quando somministrato a basse dosi, è ancora oggetto di discussione.
Come si svolgerà lo studio?
Abbiamo progettato una sperimentazione clinica rigorosa: sarà uno studio randomizzato, controllato, in aperto e realizzato in un unico centro. Coinvolgeremo 90 persone con artrite reumatoide che non hanno mai ricevuto terapie di fondo, cioè i farmaci di base utilizzati per controllare la malattia. I partecipanti saranno suddivisi in tre gruppi. Un gruppo riceverà il metotrexato per via sottocutanea, che rappresenta il trattamento standard. Un secondo gruppo riceverà metotrexato insieme al prednisone, seguendo uno schema ampiamente utilizzato nella pratica clinica che prevede una dose iniziale più alta — venti milligrammi al giorno — e una progressiva riduzione nel tempo. Il terzo gruppo, invece, assumerà metotrexato in combinazione con un inibitore delle Jak chinasi, una terapia mirata innovativa molto efficace per questa patologia.
Per comprendere in profondità come il cortisone influisca sulla salute delle ossa e sull’infiammazione articolare, utilizzeremo tecniche di imaging e analisi di ultima generazione. Studieremo la microstruttura dell’osso con tomografia computerizzata ad altissima risoluzione, effettueremo risonanze magnetiche periferiche e densitometrie, analizzeremo la resistenza del tessuto osseo attraverso una tecnica chiamata microindentazione ossea e valuteremo clinicamente l’infiammazione con ecografie specialistiche. Inoltre, raccoglieremo piccole biopsie del tessuto sinoviale e misureremo nel sangue vari marcatori biologici che indicano il grado di rimodellamento osseo. Contemporaneamente monitoreremo l’attività della malattia, il dolore e l’uso di farmaci analgesici o antinfiammatori.
Che cosa significa per lei aver ottenuto questo finanziamento?
Con questo progetto vogliamo dare una risposta definitiva a una delle questioni più controverse della reumatologia contemporanea: qual è il reale impatto dei glucocorticoidi, anche quando usati in dosi minime, sulla salute dell’osso nei pazienti con artrite reumatoide?
Grazie al finanziamento potremo integrare tecniche avanzate di imaging, analisi dei tessuti e biomarcatori, così da ridefinire l’utilizzo più appropriato del cortisone e indicare strategie terapeutiche sempre più sicure e personalizzate. I risultati di questo studio, se confermeranno le nostre ipotesi, potranno avere un impatto diretto sulle linee guida internazionali e, di conseguenza, sulla pratica clinica quotidiana. Per me questo finanziamento rappresenta una straordinaria opportunità per fare luce su un tema centrale nella gestione dell’artrite reumatoide.
Alla luce della sua esperienza, se dovesse dare un solo consiglio a chi sogna di fare ricerca, quale sarebbe?
Proteggere la propria passione per la ricerca e il tempo per coltivarla. E ringraziate chi vi sta accanto che rende possibile tutto questo, perché senza una squadra intorno non si costruisce nulla di duraturo!
Sara Mauroner


























