Verona nel mondo tutta al femminile in uno spaccato del rapporto donna-impresa che ha catalizzato l’attenzione del pubblico dell’aula magna del Polo Zanotto, gremito come sempre accade per la Giornata dell’economia organizzata in collaborazione con l’università di Verona. Una platea per la gran parte composta di donne, tanto che il Rettore Nicola Sartor si è detto dispiaciuto di vedere così poca rappresentanza di studenti maschili “perché c’è molto da imparare dall’esempio delle protagoniste di oggi”. Protagoniste che, a turno, hanno occupato un trono faraonico, gentilmente prestato dalla Fondazione Arena, per raccontare la loro vita d’impresa. Intervistate da Riccardo Borghero, dirigente area affari economici della Camera di Commercio di Verona, Marilisa Allegrini presidente dell’omonimo gruppo vinicolo, Silvia Nicolis, presidente del Museo Nicolis, Diana Venturato del cda di Samo Industries e Gabriella Reniero, partner di Reniero & Associati hanno affrontato i molteplici aspetti del loro essere titolari d’impresa.
“Abbiamo dato oggi un esempio di titolari di imprese che hanno una marcia in più – ha commentato il presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Riello – Donne d’affari, concrete, informate, sempre pronte a cogliere evoluzioni e mutamenti nell’ambiente. Ma anche donne che sanno valorizzare le relazioni e trasformare gli incontri in occasione di business. Sono imprenditrici che rappresentano il Made in italy qui a Verona come a New York o in Iran, sentendosi ugualmente a loro agio. Non dimentichiamo che Verona esporta 10 miliardi di euro a fronte di un Pil, prodotto interno lordo, provinciale di 27 Miliardi. La provincia di Verona ha scambi con l’estero di 22,5 miliardi tra import ed export. I mercati esteri sono la nostra ancora di salvezza, la spina dorsale della nostra economia. E così deve essere l’imprenditore, una persona capace di creare valore e portarlo ovunque, sentendosi sempre a casa propria. Che sia donna o uomo, si intende. La giornata di oggi vuole essere una celebrazione delle capacità delle donne, ma anche dare spazio a quattro esempi di titolari d’impresa con da seguire per il loro approccio alla conduzione d’impresa”.
Le testimonianze sono state precedete dai saluti del sindaco di Verona, Flavio Tosi, che ha posto l’accento l’importanza della donna nella società e nella famiglia sostenendo che “alla fine, chi decide è la donna”. Il rapporto donna-famiglia e impresa è stata ripreso e sviscerato da Marta Ugolini, docente di economia e gestione delle imprese dell’Università di Verona. Ugolini che ha intervistato le quattro imprenditrici nei mesi scorsi assieme a Borghero ha rilevato che “la donna d’affari aggressiva, ambiziosa e competitiva è solo un cliché. Queste sono imprenditrici con i piedi per terra che portano nel mondo non solo i propri prodotti o servizi, ma anche il territorio che rappresentano. E’, infatti, sempre molto forte il legame con la famiglia e in particolare il padre-mentore”. “Le imprese guidate da donne – ha concluso Riello – rappresentano una leva competitiva per il territorio, occorre quindi sviluppare e favorire il cambiamento culturale che è in atto. Le studentesse dell’Università sono il 65 su 100 studenti. Prima di favorire il cambiamento, però, occorre conoscere lo status quo: per questo oggi abbiamo presentato un’analisi del Centro Studi e Statistica della Camera di Commercio sul variegato mondo delle imprenditoria e delle donne imprenditrici”.
Su 96mila imprese veronesi nel 2015, 18mila sono imprese femminili. Un quinto, arrotondando per eccesso. Si considerano rosa le imprese in cui il 50% delle quote o del capitale è di proprietà di donne. “Considerando, però, anche le donne che possiedono quote minoritarie nelle società – ha aggiunto Roberta Girelli, presidente del Comitato per la promozione l’imprenditorialità femminile – le imprenditrici veronesi sono oltre 39mila su 152mila titolari di impresa, il 26%. Per promuovere ulteriormente il ruolo della donna nell’impresa il Comitato veicola esperienze e buone prassi alle imprenditrici e aspiranti imprenditrici. Si tratta di una serie di percorsi formativi specifici per aiutarle a superare le problematiche, sociali, economiche e anche culturali, che limitano la piena evoluzione dell’imprenditorialità femminile”.