Anche nella seconda serata di Infintiamente Cinema il pubblico non si è fatto attendere; giovani, studenti, bambini, coppie e intere famiglie hanno preso posto ben prima della proiezione, affollando il Polo Zanotto per Hereafter di Clint Eastwood. Un'affluenza intensa che ha dimostrato non solo di apprezzare questa prima rassegna universitaria come prosecuzione del festival di scienze e arte, ma soprattutto l'interesse della comunità a interagire con il mondo universitario sfruttando i mille progetti.
Ad introdurre ancora una volta la visione del film è stato Alberto Scandola, docente di Storia e critica del cinema: "La morte ti fa vivo si legge sulla locandina, ma in realtà si tratta di far rivivere qualcosa che è morto- ha iniziato Scandola- È un film sul dolore del lutto che costringe la memoria al momento della perdita". L'esistenza di un confine che separa la vita e la morte è una realtà che Eastwood racconta immaginando tre destini straziati dalla natura, dalle tensioni sociali o dal fato, che trovano conforto nella condivisione del loro dolore.
Un racconto che avvolge lo spettatore con una formula narrativa che ribadisce la natura dei soggetti di Eastwood, personaggi isolati, affetti dalla sindrome americana dell'eroe, che qui lasciano il posto a più protagonisti: Matt Damon nei panni di un uomo che convive con un dono che definisce una condanna; Cécile de France nel ruolo di una reporter francese sopravvissuta a un'esperienza tremenda che la porta a un passo dall'al di là; George McLaren giovane bambino londinese che cerca disperatamente di dare l'ultimo saluto al suo gemello. Film intenso, commovente e malinconico, più che apprezzato dalla platea gremita che ha seguito quasi incantata questa seconda opera della coppia Eastwood-Damon ormai consolidata dopo il grande successo di Invictus del 2009.
Una successione di sfumature, quesiti e dubbi esistenziali che non vogliono proporre risposte ma continuare la lunga introspezione del singolo uomo e di tutto il genere umano su questioni così difficili, a volte ostiche, come quelle spirituali. A garantire il successo e la soddisfazione del pubblico, ma non della critica, l'epilogo letterario, romantico e positivo che si deduce durante la visione frastagliata dei tre episodi. Ancora una volta Eastwood ha confermato le sue doti ormai note come interprete, ma per alcuni non ben conosciute come regista. E pensare che Sergio Leone diceva: "Clint ha solo due espressioni, una con il sigaro in bocca e una senza".