Le indagini archeologiche a Gazzo Veronese, condotte in collaborazione con l'università di Verona, hanno riaperto i battenti nel mese di settembre. Il lavoro di ricerca e analisi, svolto sulla via pubblica romana Claudia Augusta Padana, ha portato alla scoperta di una decina di tombe a cremazione, del tipo "a cassetta di embrici" o ad "anfora segata". La datazione dei nuovi rinvenimenti rimane ancora incerta, ma sembra collocabile alla fine del primo secolo avanti Cristo.
La seconda campagna archeologica organizzata nell’ambito del progetto "Indagini Archeologiche a Gazzo Veronese", è stata condotta in collaborazione tra la sovrintendenza per i Beni archeologici del Veneto, il dipartimento di Filologia, letteratura, linguistica, tempo, spazio, immagine e società dell’ateneo e l’università La Sapienza di Roma. Lo scavo, coordinato da Patrizia Basso, docente di Archeologia dell’ateneo, ha visto la partecipazione come responsabili di Valeria Grazioli, Elisa Zentilini e Marina Scalzeri, di alcuni studenti del corso di laurea triennale in Beni culturali dell'università e del nuovo corso di laurea magistrale interateneo in Archeologia, aperto l’anno scorso dall’università di Verona assieme alle università di Ferrara, Modena e Trento.
Un supporto operativo fondamentale è stato inoltre offerto dalla Società archelogica, mentre un sostegno rilevante è stato fornito dalla Verallia Saint-Gobain, dal Consorzio di Bonifica veronese e dalla Fondazione Emilia Bosis. A tutte le attività archeologiche del progetto hanno partecipato anche alcuni studenti del liceo Cotta di Legnago, nell’ambito di una convenzione stipulata fra la scuola, l’università e l’amministrazione comunale di Gazzo Veronese che ha sottolineato la valenza didattica del progetto.
Lo studio svolto sulla strada romana ha avuto come obiettivi la raccolta e l'analisi di dati per comprendere lo sviluppo e la formazione del paesaggio di Gazzo Veronese nel corso del tempo. Le indagini condotte hanno permesso di capire la stretta relazione del tracciato stradale con il paesaggio naturale. “Per sfruttare le unghie dei dossi che caratterizzavano l’antico territorio fra larghe valli fluvio-palustri, la direttrice aveva un andamento a linea spezzata, piegato a seguire tali dossi, ed era realizzata su un largo terrapieno di dieci metri, formato da riporti di sabbia locale e coperto in origine da ghiaie, asportate a seguito dei lavori agricoli – spiega Patrizia Basso – sull'altro lato, più asciutto e drenato che finiva nelle citate bassure vallive, era aperto un ampio canale per il deflusso delle acque”. Proprio in prossimità di questo canale sono state rinvenute le tombe a cremazione, la cui analisi verrà svolta in collaborazione con i colleghi dell’università di Ferrara, e permetterà di inquadrare cronologicamente la strada.
Nelle prossime settimane i lavori continueranno con altre attività, condotte assieme agli studenti dell’ateneo: in programma una campagna di ricognizioni archeologiche sui terreni comunali e l’organizzazione, con la partecipazione dei ragazzi del liceo Cotta, di una mostra fotografica per diffondere e condividere i risultati conseguiti e sensibilizzare gli abitanti alla conoscenza e alla valorizzazione del territorio.
01.10.2015