“La espina dorada” è il titolo del nuovo cortometraggio che è stato proiettato all’università di Verona il 29 novembre su Antonio Vistarini, pioniere del cinema europeo morto nel 1937 durante la difesa di Madrid nel corso della guerra civile spagnola.
L’evento, promosso da Felice Gambin delegato del rettore all’Internazionalizzazione e docente di Letteratura spagnola del dipartimento di Lingue e letterature straniere, ha visto la partecipazione del nipote del regista Antonio Bernat Vistarini e della giornalista che ha ricostruito la storia di questo grande personaggio Ana Ortas.
“Quello che abbiamo voluto far emergere con questo evento è il valore di recuperare la memoria familiare e storica, dopo un lunghissimo silenzio, di uno straordinario personaggio italiano che è Antonio Vistarini, grazie al lavoro che si sta portando avanti con grande impegno. Di lui non si sapeva nulla fino a qualche anno fa e l’archivio familiare, seppur piccolissimo, ha dato l’input per cercare e trovare ulteriori elementi” ha spiegato Gambin. “Stiamo assistendo ad un cambiamento nel senso della democrazia. In qualche modo alcune vicende ideologiche di quel tempo si stanno riproponendo, facendo riemergere determinate posizioni e in questo momento, in Spagna, sembra che se ne sia persa la memoria storica ” ha aggiunto Antonio Bernat Vistarini.
Ana Ortas, tra le più note giornaliste spagnole, ha ricostruito la storia di Antonio Vistarini (1897-1937), fuggito in Spagna dall’Italia fascista di Mussolini nel 1925.
La sua accurata indagine tra gli archivi di stato italiani, spagnoli, francesi ha permesso di ricostruire la vita e la traiettoria artistica di uno dei molti italiani che parteciparono in prima persona alle drammatiche vicende della Guerra civile spagnola e che vide contrapposti volontari italiani e soldati inviati dal regio esercito fascista.
Vistarini, del quale poco si sapeva, è stato fotografo dell’aviazione italiana durante la prima guerra mondiale e prigioniero in un campo di concentramento austriaco; operatore di macchina e fotografo in Etiopia nel 1921 con Gino Cerruti, regista di Fiamme abissine e di Alima; operatore di macchina del primo Ben Hur girato in Italia; direttore della fotografia di Carmiña, flor de Galicia (1926), di Esperanza o la presa del diablo (1927), Rosas y espinas (1928), Flores silvestres (1929), Frente a frente (1936).
Le ricerche di Ana Ortas e dei familiari hanno consentito di individuare i resti mortali di Antonio Vistarini, ora sepolti nel cimitero dell’Almudena di Madrid; di rinvenire uno dei suoi primi documentari girati nel 1933 sulla Repubblica spagnola (in cui appare Antonia Suau, la professoressa maiorchina che sarebbe poi diventata sua moglie); di attestare che ha combattuto tra le fila dell’esercito repubblicano spagnolo e che fu uno del primi componenti del Quinto reggimento, girando documentari sia sulla battaglia di Guadalajara sia su quella di Brunete (1937), in cui si scontrarono gli italiani su fronti contrapposti. Morì nel 1937, dopo avere girato il film Quijorna, nel quale si mostrano i preparativi bellici di una delle battaglie più importanti del fronte di Madrid.
Sara Mauroner