“Rafforzare la solidarietà intergenerazionale per un benessere duraturo” è il tema al centro del World Social Work Day 2025 (WSWD 2025), la Giornata mondiale del Servizio sociale promossa martedì 18 marzo dall’Ordine degli assistenti sociali del Veneto in collaborazione con le Università di Verona, di Padova e di Venezia Ca’ Foscari.
Il grande convegno, che come ogni anno fa il punto sulle sfide del servizio sociale, si è tenuto al Polo didattico “Giorgio Zanotto” dell’Università di Verona. L’appuntamento ha visto la partecipazione di oltre 300 professioniste e professionisti del servizio sociale ed è stato occasione per fare il punto sul ruolo degli assistenti sociali come promotori di solidarietà intergenerazionale, spesso attraverso progetti comunitari che mettono in connessione, in modo innovativo, giovani e anziani.
L’appuntamento è stato introdotto dai saluti di Luigi Tronca, direttore vicario del dipartimento Scienze umane, di Luisa Ceni, assessora ai Servizi sociali del Comune di Verona, e, da remoto, di Massimo Corrado, consigliere nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali.
Nella sua relazione introduttiva, Mirella Zambello, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali, ha delineato le sfide che interpellano i 3429 professionisti del servizio sociale (il dato, relativo a iscritte e iscritti all’Ordine regionale al 31/12/2024 segna un aumento rispetto al 2023 quando gli iscritti erano 3341). Dopo aver ringraziato Giorgio Gosetti, direttore del corso di laurea in Servizio sociali dell’Università di Verona, gli atenei veneti, le istituzioni e i partecipanti, Zambello ha sottolineato come “la composizione della popolazione, con la crescita della fascia di over 65, comporta scelte che riguardano sia l’organizzazione dei servizi, sia la relazione tra le generazioni e rendono necessario promuovere contesti adatti a valorizzare le persone anziane, in relazione con le potenzialità dei più giovani”.
In questi mesi, la sfida più delicata riguarda tuttavia la riorganizzazione degli Ambiti territoriali sociali e del sistema dei servizi sociali in Veneto, avviato con la legge regionale 9/2024: “Questa riorganizzazione – ha detto Zambello – richiede un forte impegno anche degli assistenti sociali nel partecipare alla riformulazione delle funzioni e delle competenze, in modo da garantire servizi e diritti omogenei ai cittadini dei diversi territori. Il nostro Ordine ha già promosso un tavolo con l’Ordine nazionale degli assistenti sociali, che si rapporta con il Ministero del lavoro, e un Tavolo con ANCI Veneto e le organizzazioni sindacali. L’obiettivo da non mancare è che le formule organizzative dei nuovi enti conservino e assicurino la gestione pubblica dei servizi”.
Luca Mori, docente di Sociologia dell’università di Verona, ha sottolineato l’importanza di distinguere tra le coorti di età e le generazioni: “La coorte è una costruzione analitica basata su criteri temporali o anagrafici, utile per analisi e studio, mentre la generazione è una realtà sociale che si manifesta come soggettività autonoma e come attore collettivo. Non è una costruzione dell’osservatore, non esiste solo sulla carta, ma è un’entità attiva, che cerca visibilità pubblica”. Ciò che unisce i membri di una generazione, insomma, è il senso condiviso che danno al loro tempo e alle loro esperienze. Secondo tre momenti: “Il primo momento – ha spiegato Mori – è la collocazione generazionale nel tempo, il secondo è la costituzione dei circoli culturali, e riguarda lo sviluppo di un linguaggio e un orizzonte di significato comune, che riduce alcune differenze ma ne mantiene e ne acuisce altre, mentre il terzo momento è la costituzione di forme di azione collettiva generazionale”. Tutti i momenti non esauriscono la complessità delle generazioni, ma le definiscono.
La sfida della solidarietà tra le generazioni parte, ha spiegato Mori, dal riconoscimento reciproco: “La solidarietà parte dall’apertura all’ascolto delle istanze delle generazioni più giovani, che esprimono sì bisogni, ma anche nuove visioni e nuovi progetti di organizzazione sociale. Ed è a mio avviso nel trovare riconoscimento della sua identità che la generazione si realizza come soggetto di parola pubblica”. Ma c’è una difficoltà di questo tempo. Una difficoltà che sta “dissolvenza delle giovani generazioni dallo spazio pubblico”, ha proseguito Mori, che è legata a diverse cause: “l’invecchiamento della popolazione, che in Europa, e non solo, porta a una resistenza al cambiamento; la giovanilizzazione dell’età adulta, che produce una sorta di confusione delle generazioni; l’avvento della società digitale, che connette ma allontana i linguaggi; e infine il lascito culturale neoliberale, con le sue insistenze sulla centralità dell’individuo, della sua razionalità strumentale, della competizione”.
Per Mori, in conclusione, il servizio sociale deve raccogliere questa sfida: “Occorre promuovere un benessere politico della società, occorre vivacizzare la partecipazione pubblica intergenerazionale”.
Contributo a cura dell’ufficio stampa Ordine degli assistenti sociali del Veneto