Il 9 ottobre scorso è venuto a mancare Roberto de Marco docente ordinario di Epidemiologia Clinica e Statistica Medica di ateneo. I suoi allievi della sezione di Epidemiologia e Statistica medica hanno voluto ricordarlo così.
Roberto de Marco si è laureato a Pavia nel 1976. La sua viva intelligenza, unita a una smisurata passione per la ricerca, l’hanno aiutato a percorrere molto velocemente la difficile strada dell’accademia: ricercatore a Pavia nel 1981, professore associato a Pavia nel 1988, professore ordinario a Verona nel 1991. Presso l’Università di Verona ha costruito con tenacia una brillante Scuola di Statistica Medica ed Epidemiologia Clinica.
Roberto ha dedicato la sua vita professionale allo studio delle malattie respiratorie e dei loro fattori di rischio genetici e ambientali, organizzando o partecipando attivamente alla realizzazione di rigorose indagini epidemiologiche nazionali e internazionali. Ha studiato gli effetti avversi dell’inquinamento di origine industriale, in particolare sulla salute dei bambini. Uno degli studi internazionali più recenti cui ha preso parte risulta tra gli otto progetti eccellenti finanziati dall'Unione Europea.
Roberto si interessava ai problemi delle persone, ma riteneva che non si potesse dare una risposta individuale a questi problemi, ma solo una risposta collettiva. Era un ricercatore di altissimo livello scientifico, animato dal desiderio di dare speranza ai giovani. Amava profondamente la vita, comunicava agli altri gioia di vivere e dedizione per la propria professione.
Desideriamo ricordarlo con un aneddoto, che meglio di molti altri descrive la sua capacità di ragionare fuori dagli schemi e in modo indipendente da qualunque condizionamento. In un incontro scientifico internazionale, Roberto era stato definito un “anarchico” da un collega. Lui, ironico, rispose: per caso “ricercatore”, in inglese, si dice “anarchico”?
Chi volesse scrivere una frase in ricordo del professor de Marco può contattare la redazione all’indirizzo univrmagazine@ateneo.univr.it
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Caro Papà, è passato solo un mese da quando mi hai lasciata e da allora sento acuto un gran bisogno di te che, sebbene affiori con tutta la sua forza ora più che mai mi fa sentire una "naufraga orfana" in mezzo ad un mare in tempesta. Il grande vuoto, come lo chiamano in tanti, ora è successo a me. So quanto io sia stata fortunata e avere un padre come te è ciò che di più bello la vita mi ha riservato ed improvvisamente tolto con il suo gioco crudele e beffardo. Da bambina come da adulta, caro papà, sei sempre stato un padre presente, anzi presentissimo, al momento giusto, amorevole a modo tuo, a volte un poco "burbero e severo". A volte ti sfuggivo poiché mi sembravi troppo "pesante" con la tua immensa erudizione e cultura, ma poi ricorrevo sempre a te quando capivo i miei limiti ed i miei bisogni. Quello che hai dato a me ed ai miei fratelli è grande ed inequivocabile, anche se poi ciascuno di noi l'ha recepito in maniera differente. Amavi profondamente la vita, mio dolcissimo papà, ed hai combattuto come un forte guerriero nella trincea della malattia ingaggiando fino all'ultimo (come sempre) le migliori "armi" disponibili. Sei stato un padre meraviglioso ed un docente esemplare per altri, hai saputo coniugare alla ricerca scientifica doti di sensibilità e profonda umanità, e continuerai a vivere in me figlia ma anche in quella generazione presente e futura di ricercatori che hanno avuto il grande privilegio di conoscerti, e che porteranno avanti l'immenso patrimonio intellettuale e culturale che hai lasciato. Grazie papà per tutto ciò che hai fatto per me, so che da lassù mi sarai sempre vicino e so che nei momenti difficili potrò sempre andare a cercare nel nostro meraviglioso passato una tua carezza, un tuo consiglio, un tuo aiuto,. perché rimarrai nel mio presente la persona più importante della mia vita. Grazie papà!! Con immenso amore.
Tua figlia Laura
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Caro Prof, caro Roberto, dopo qualche mese dalla tua scomparsa, mi sento di fare quello che non ho fatto prima.
In questo periodo sono impegnata in tematiche di lavoro che mi riportano spesso al tempo in cui abbiamo lavorato e studiato insieme, io te e alcuni colleghi mantovani nel lontano 2004/2005, per impostare analisi sullo stato di salute della popolazione del territorio viadanese in provincia di Mantova.
Conservo sulla mia posta elettronica i molti scambi di testo per perfezionare lo studio che poi si è realizzato. Ricordo anche le lezioni al corso master di epidemiologia valutativa, la tesi sulla banca dati assistiti della mia ASL, lavoro che ti aveva per certi versi anche incuriosito. Ma ancora, ricordo le lezioni di epidemiologia a Pavia, alla scuola di specialità della Marinoni e che dire del giorno in cui crollò il campanile il 17 marzo 1989 e tu ci dicesti dell'enorme spavento e preoccupazione per la sua famiglia, scusandoti del ritardo a lezione.
Non ho più avuto modo e coraggio di rivederti dopo la malattia, tante volte ci ho pensato, ma poi qualcosa mi frenava, forse il desiderio di ricordarti come ti ricordo: disponibile, curioso, brillante, con fare inglese, un po' distaccato e molto esigente. Insomma, un maestro dal quale prendere spunto per la vita.
Con affetto e gratitudine per quello che mi hai insegnato.
Emanuela Anghinoni , Mantova
19.10.2015