Sviluppare un ecosistema intelligente a supporto del co-housing di persone fragili. È questo l’obiettivo di unisco, progetto di ricerca finanziato con circa 250 mila euro dalla Regione Veneto tramite il Fondo sociale europeo. Il progetto è il primo frutto di un nuovo accordo quadro di studio e ricerca tra il dipartimento di Ingegneria per la Medicina di Innovazione dell’ateneo e l’Associazione diocesana opere assistenziali Verona (Adoa)
Progetto e accordo sono stati presentati venerdì 15 marzo nella sede del Vescovado alla presenza di Domenico Pompili, Vescovo di Verona, Michele Milella, direttore del dipartimento di ingegneria per la medicina di innovazione anche in nome e per conto del Magnifico Rettore Pier Francesco Nocini, Tomas Chiaramonte, segretario generale Adoa, Graziano Pravadelli, referente scientifico del progetto Unisco. Hanno anche partecipato Patrizia Benini direttrice generale dell’Ulss 9 e Matilde Carlucci, direttrice sanitaria dell’Aoui di Verona.
Nato nel 2023, il progetto Unisco intende definire, implementare e valutare un modello coesivo e inclusivo dell’abitare per persone fragili, supportato da un ecosistema tecnologico innovativo strettamente integrato con protocolli di intervento sociosanitari, permettendo di creare una vera e propria digital twin per la cura, il benessere, e la promozione dell’autonomia delle persone vulnerabili.
Il progetto, coordinato dal Dimi, vede la partecipazione di un ampio ventaglio di partner provenienti dall’ambito sociosanitario, sia pubblico che privato, che dal mondo industriale. Sono partner del progetto, infatti, tre enti del terzo settore associati ad Adoa (la Fondazione Gobetti che ospiterà presso la propria sede a San Pietro di Morubio anche un presidio permanente di formazione e ricerca dell’università, la Piccola Fraternità Porto Legnago e la Piccola Fraternità Lessinia), la facoltà di Medicina dell’università di Verona (responsabile della definizione dei protocolli di intervento), l’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona (che partecipa con lo Healthy Aging Center e le unità operative complesse di Geriatria, Neurologia B, e Neuroriabilitazione), l’Azienda Ulss9 Scaligera (per la definizione di un modello socioassistenziale che favorisca la domiciliarità), le imprese System Impianti srl ed Edalab srl (attive nello sviluppo di impianti domotici e soluzioni basate su Internet of Things per lo smart living).
“Il mio plauso va ai colleghi del Dimi – commenta Pier Francesco Nocini, magnifico rettore dell’Università di Verona – che, grazie alla sigla di questo accordo quadro con l’Associazione diocesana opere assistenziali, realizzerà progetti di studio e ricerca per l’assistenza e la cura di persone fragili. Questa virtuosa sinergia ha già dato vita al progetto “Unisco: ecosistema intelligente a supporto del co-housing di persone fragili”, un importante esempio di come la ricerca e l’alta formazione al fianco delle organizzazioni del territorio possano restituire progetti e iniziative di grande importanza a beneficio di cittadine e cittadini, a partire da quelli più vulnerabili e con maggiore necessità di presa in cura. Ricordo, inoltre, che questo progetto altamente innovativo, è stato riconosciuto dalla Regione Veneto che lo ha finanziato con il Fondo sociale europeo plus. Questo finanziamento consentirà a sette giovani ricercatrici e ricercatori, quattro di ambito medico e tre di formazione ingegneristica, di proseguire nel loro lavoro scientifico mettendo a frutto i risultati dei propri studi di base per la creazione di un sistema tecnologico che consentirà a persone con disabilità di vivere in contesti di co-housing con un maggior livello di autonomia”.
“La segreteria di Adoa in sinergia con il tavolo formazione cultura ed innovazione Adoa coordinato da Giorgio Mion – aggiunge Tomas Chiaramonte, segretario generale di Adoa – ha stimolato alcune importanti realtà della provincia di Verona aderenti ad Adoa e che si prendono cura delle persone vulnerabili sviluppando sinergie di rete, sia a livello domiciliare che in strutture protette accreditate con il Ssn, di sviluppare con l’università degli studi di Verona, l’Ulss9 e l’Azienda ospedaliera universitaria integrata percorsi di stretta collaborazione per rendere la vita delle persone con bisogni speciali sempre più autonoma e desiderabile, in particolare con riferimento alla possibilità di compiere scelte abitative e lavorative connotate da un buon grado di autonomia ed indipendenza personale. Ciò sta per realizzarsi anche grazie all’implementazione di una rete diffusa di luoghi abitativi abilitanti e laboratori “protesici”, strettamente collegati a servizi socio-sanitari territoriali già attivi e presidiati che, anche grazie all’uso della tecnologia, riescono a garantire supervisione, custodia e monitoraggio della persona e delle sue necessità, anche da remoto.
“Sono particolarmente soddisfatto dell’accordo sottoscritto con Adoa – aggiunge Michele Milella, direttore del dipartimento di ingegneria per la medicina di innovazione – perché ci consente, come università di rimettere a fuoco tre aspetti fondamentali che dovrebbero sempre animare il nostro lavoro di didattica, ricerca a terza missione: la libertà, perché l’università è il luogo della libertà e con questo progetto potremo dare maggiore libertà alle persone che vivono situazioni di fragilità; l’empowerment che ci permette di crescere, sia come individui che come relazioni di rete con realtà così importanti come quelle aderenti ad Adoa; la centralità della persona, uno slogan spesso abusato, ma che in questo progetto prende concretezza ed oggettività”.
“La collaborazione tra Adoa e il Dimi all’interno del progetto Unisco – spiega Graziano Pravadelli, ordinario di sistemi di elaborazione dell’informazione, responsabile scientifico dell’accordo quadro sottoscritto tra Adoa e Dimi e coordinatore del progetto Unisco rappresenta una grande opportunità per implementare e validare soluzioni tecnologiche non invasive volte a supportare persone vulnerabili nella conduzione delle attività della vita quotidiana, nonché promuoverne e monitorarne lo stato di benessere e salute. Alcuni esempi: il supporto nella corretta assunzione dei farmaci, il mantenimento delle capacità cognitive e motorie, il mantenimento per il maggior tempo possibile della autonomia o semi-autonomia abitativa, l’interazione con i servizi sanitari e socio-assistenziali del territorio e la promozione delle relazioni sociali nella comunità di appartenenza”.
“Sono rimasta particolarmente colpita- interviene Patrizia Benini direttrice generale dell’Ulss9 – Scaligera – sia dal progetto che dalla capacità che un percorso come quello presentato i da Adoa e dall’università di Verona dimostra di poter migliorare i servizi al territorio e di aumentare il benessere di tutti cittadini. Verona, con questo accordo, dimostra che è possibile coordinare azioni comuni tra enti del terzo settore, università e azienda ospedaliera dando vita a progetti innovativi per la salute ed il bene delle persone che sanno anche attrarre finanziamenti non ordinari. Sarà mia cura proseguire nel lavoro di rafforzamento di questa rete virtuosa che consente anche all’azienda socio-sanitaria locale di svolgere a pieno il proprio ruolo di accompagnamento e valorizzazione dei processi di cura territoriali per il bene dei cittadini”.
“Questo percorso è di particolare pregio scientifico ed umano – spiega Matilde Carlucci, direttrice sanitaria dell’Aoui di Verona – sentire come Adoa sia riuscita, assieme alla ricerca universitaria a trovare il modo impostare un lavoro strutturato e diffondibile sul territorio per aiutare le persone vulnerabili è un esempio che può e dovrebbe essere replicato anche altrove. In particolare, la possibilità di incidere sui temi della sicurezza, dell’autonomia e del trattamento del dolore per ridurlo dalla sua manifestazione sino al trattamento in struttura è una sfida di umanità e scienza che dobbiamo vincere insieme”.
Conclude il vescovo Domenico Pompili: “Questo accordo quadro mi pare costituisca una concreta realizzazione di quel sogno che talora sembra attraversare la nostra società: quella sorta di passaggio dalla “medicina dei bisogni” alla “medicina dei desideri”. In alcuni casi questo passaggio genera dei cortocircuiti in quanto non tutti i desideri possono essere esauditi, ma in questo caso si pongono le basi per permettere che si realizzi un desiderio molto radicato in ognuno di noi e cioè quello di poter essere curati a casa propria, di non dover necessariamente sradicarsi – nel momento del bisogno – da quello che non è soltanto un contesto fisico ma è il mondo degli affetti ed il luogo della propria identità più segreta.
Perciò saluto con piacere questo accordo che certamente non realizza in pieno questo desiderio, ma che lo rende possibile, quantomeno in molti aspetti.
Ringrazio per questo l’università ed in particolare il Dipartimento di ingegneria per la medicina di innovazione e soprattutto Adoa, che attraverso questo accordo conferma di essere un soggetto che interagisce con tutto il territorio attivandone le risorse migliori e dimostrando così una capacità generativa ben al di là delle attività che ci si aspetterebbe da una associazione di rete quale essa è”.
Sara Mauroner
Il progetto “Unisco: un ecosistema intelligente a supporto del co-housing di persone fragili” (CUP B31J23000930002) è stato finanziato dalla Regione Veneto tramite il Fondo Sociale Europeo in sinergia con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale FSE+ 2021-2027.